Quando il Calasanzio decise di fondare la Congregazione Paolina dei Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie le attribuì per compito “[…]l’educazione religiosa e la diligente istruzione dei bambini, insegnando loro per pura carità con ordine e divisione in classi, leggere, scrivere, calcolare e tutta la lingua latina e in particolare la dottrina cristiana e il santo timore di Dio […]”. “[…]l’obiettivo … è l’educazione dei bambini nella pietà cristiana e nelle lettere umane, di modo che così istruiti possono conseguire la vita eterna[…]”. (Costituzioni) La missione è chiara al punto che gli Scolopi, oltre ai tre voti di castità, povertà e obbedienza aggiungono quello dell’insegnamento connesso a quello dell’obbedienza. Per svolgere tale compito – vero e proprio itinerario di salvezza – il Calasanzio raccomandava una particolare cura nella preparazione dei novizi e futuri maestri. A maggior ragione se destinati ad insegnare ai bambini poveri e malandati che furono i principali destinatari della sua opera educativa, almeno inizialmente.
Lettere
Quella del Calasanzio fu la prima scuola popolare gratuita d’Europa, sia al livello elementare che medio. L’ultimo ciclo di umanità era di specifica competenza dei Gesuiti, ma il Calasanzio non volle rinunciare alla libertà di offrire ai suoi alunni più meritevoli la possibilità di completare il ciclo di studi per accedere alle Università. Il Collegio Nazareno si poneva come istituzione ideale per conseguire tale obiettivo. La suddivisione del corso di studi era in nove classi: la nona (della Santa Croce), destinata agli alunni più piccoli, ma comunque di almeno sei anni, mirava alla alfabetizzazione più semplice.
La seconda parte del corso, articolata in quattro classi mirava nell’ottava (del Salterio) alla lettura meccanica, anche di testi latini, quindi alla lettura corrente del vernacolo nella settima e con la comprensione del testo nella sesta. La quinta classe, divisa in tre sezioni aveva nella prima un corso di scrittura, nella seconda di aritmetica e nella terza, frequentata solo da chi avrebbe continuato gli studi, di grammatica, latino e calligrafia. Si aggiunse poi la classe di musica, che poteva indirizzare i ragazzi al lavoro nelle varie “Cappelle”musicali. Nel secondo ciclo si studiava la grammatica latina, la sintassi e la conversazione. Si leggevano i Dialoghi di Vives, quindi Cicerone.
Usciti dalla seconda classe, gli alunni potevano iscriversi al Collegio Romano, oppure continuare con la prima in cui si insegnava retorica e ci si poteva preparare agli studi universitari. Nel programma pedagogico-didattico apparve con evidenza il valore del tutto nuovo attribuito alla matematica, la scienza del futuro, e alla lingua volgare. È chiaro il desiderio di occuparsi dell’essenziale, di ciò che realmente serve nella vita. Anche il metodo di insegnamento doveva rispecchiare questo principio.
Pietà
L’istruzione religiosa presentava tre aspetti: la catechesi normale e regolare, le pratiche di pietà e di vita cristiana, l’educazione morale, civile e sociale. La catechesi non presentava particolari novità, se non l’uso di un manuale riservato ai più piccoli, scritto dal Calasanzio, da mandare a memoria.
La pratiche di pietà prevedevano in primo luogo la preghiera, nelle varie forme, e in particolare “per La Chiesa Cattolica, la propagazione della fede, la pace tra i Principi cristiani” [a proposito della Coroncina della dodici stelle, scritta dal Calasanzio in onore della Vergine Maria] Alla base dell’educazione morale , il Calasanzio poneva i principi del metodo “preventivo”. Molta importanza dava alla confessione e alla frequenza dei Sacramenti, da preferire senz’altro alle punizioni, anche se meritate.
Altrettanta importanza dava all’esempio, non solo dei modelli tradizionali, ma anche dei bambini e ragazzi santi. Nei vari Regolamenti si raccomandava il rispetto, la disciplina, le buone maniere e il controllo, da estendere anche nei locali esterni alla scuola. La successiva apertura ai nobili e a chi poteva pagare diventò occasione per instillare nei ragazzi il senso di uguaglianza e di fraternità, privilegiando il primato dell’ingegno e dell’integrità dei costumi.