L’Accademia degli Incolti venne fondata il 10 dicembre 1658 grazie al P. Giuseppe Pennazzi da Pesaro, che, in accordo con il Rettore del Collegio Camillo Scassellatis, con la collaborazione di sette studenti del Collegio e del Maestro di Retorica P.Alessio Armini e il contributo di molti nomi illustri della cultura romana dell’epoca, volle erigerla con lo scopo di stimolarne i partecipanti a perfezionarsi nelle belle lettere e nella composizione, sia nel corso degli studi che al termine di essi. Nel Seicento a Roma si erano costituite molte Accademie il cui ordinamento, al contrario di quelle quattrocentesche di costituzione spontanea e non viste di buon occhio dalle autorità papali (come quella di Pomponio Leto, addirittura imprigionato da Paolo II), veniva in qualche modo istituzionalizzato e controllato, com’era accaduto con l’Accademia Fiorentina e quella della Crusca. Molte di esse però si erano talmente legate ai particolari normativi e procedurali, che la loro pretesa di illuminare e guidare il pensiero e l’espressione culturale veniva rifiutata da numerose personalità di rilievo.

Non si può negare che i migliori risultati vennero conseguiti nella reimpostazione delle scienze in senso antiaristotelico, in primis con L’Accademia dei Lincei, tuttora esistente dopo varie interruzioni, nata nel 1603 ad opera di Federico Cesi a Roma, e poi con quella del Cimento, nata nel 1657 grazie a Leopoldo dei Medici a Firenze e durata solo un decennio. Tuttavia, sebbene sia stata e sia ancora discussa per i suoi meriti e demeriti, l’Accademia di maggior interesse nata a Roma in quei tempi fu senz’altro l’Arcadia, frutto della trasformazione ad opera del Crescimbeni dell’Accademia Regia, fondata nel 1656 da Cristina di Svezia. 

L’Accademia degli Incolti si pose intenti esplicitamente didattici. Andato perduto attorno al 1760 il “Libro di Padre Giuseppe” con i verbali dell’Accademia, il più antico dei resoconti rimasto è un manoscritto del convittore Francesco Maria Grazioli d’Ancona, il Codice 12, che tratta anche di Congregazione Lauretana e Regolamenti del Collegio Nazareno, risalente al 1665-66. In esso si descrive l’impresa che fa da simbolo dell’Accademia, un giardino diviso in due parti, una incolta con nuvole tempestose e pioggia e con una fontana, e una ordinata, al sole, con sopra il motto in due fasce bianche “Inculti prosperabuntur”. Indi si stabiliscono le cariche ufficiali: il Principe, due Assistenti, il Soprintendente, il Segretario e un Direttore Scolopio nominato dal Rettore del Collegio. Le cariche elettive in origine erano annuali. Al capo quarto si impone come sede esclusiva il Collegio Nazareno, cui l’Accademia è istituzionalmente legata. Il medesimo articolo prevede anche che le adunanze siano d’ordine del Principe ma con la comunicazione al Padre Direttore. Quest’ultimo ha il diritto di proposta, dopo aver raccolto informazioni, per gli aspiranti Accademici. Nel codice si stabiliscono anche le imprese che i Principi devono donare all’Accademia, alcune delle quali ornano ancor oggi le Sale del Collegio. Vi sono poi delle istruzioni relative all’organizzazione delle Accademie, alle spese e alle registrazioni. Da notare la raccomandazione di rendere onori alla Vergine di Loreto protettrice dell’Accademia e la cura da destinarsi al Suo ritratto (capo XVII).

La celebrazione della Natività della Vergine di comune accordo con la Congregazione Lauretana, viene regolamentata allo scopo di riservare ruoli definiti alle due Istituzioni (capo XX).

L’Accademia si pone anche lo scopo di conservare le composizioni, per cui si impone di lasciarne copia per gli archivi a memoria futura (capo XXII). La regola, datata 8 settembre 1659, doveva essere seguita dal catalogo degli Accademici, che invece manca. Il 27 ottobre 1689 il Collegio Nazareno si trasferì nel palazzo del Cardinal Tonti alla “chiavica del Bufalo”, dopo essere stato prima alla salita di S.Onofrio e poi nel Palazzo Giori di fronte. I primi anni furono contrassegnati dalle imprese, trasferite nel nuovo Palazzo, compresa la più famosa opera di G.B.Gaulli, detto il Baciccia, per Ludovico suo figlio. Quella dell’altro figlio Giulio si trova invece alla Pinacoteca Capitolina.

Dalla fine del Seicento anche delle opere letterarie recitate in Accademia rimangono documenti autografi. Il 10 novembre 1698 vennero riscritte le regole, con lo scopo di attribuire al Prefetto, che sostituiva il Padre Direttore, maggior potere su alcune decisioni, in special modo sui contenuti delle composizioni e sull’ammissibilità e durata di esse. Dal 1703 gli Scolopi furono in Arcadia come Colonia Mariana.

Dal 1717 la Rappresentanza Nazarena in Arcadia fu ufficiale, anche se formalmente distinta dall’Accademia degli Incolti, con impresa di due spade incrociate con una stella, sormontate da una siringa e dal motto “Tibi Militat”, addì 11 novembre. Di fatto la distinzione venne meno nel 1719 grazie a un privilegio accordato dal Crescimbeni in favore degli Incolti, che potevano scegliere i due Rappresentanti. Il 4 dicembre 1741 l’Accademia venne dichiarata Colonia d’Arcadia, e i Principi si fregiarono del titolo di Vice-custodi. Lo stemma dell’Accademia fu perciò modificato, aggiungendo le due spade con la stella e la siringa e il motto al centro in basso. Alla metà del Settecento l’Accademia era nel suo periodo aureo. Vi si annoveravano come soci Pietro Verri e Agostino Paradisi. Nel 1751 si riproposero i regolamenti con i quali si arrivò al 1880. Dal 1760 si ebbe una nuova raccolta di memorie: a partire dal 1762 le composizioni furono scritte in Italiano. Questa novità riflette la fama di innovatori che gli Scolopi acquistarono nei confronti dei Gesuiti e che li portò a primeggiare nella cultura scientifica illuministica. Le composizioni accademiche erano a sfondo scientifico e trattavano di astronomia, fisica e biologia. Un Principe dell’Accademia, Giovanni Patrizi, fece impiantare sul Palazzo del Collegio un parafulmine, forse per primo a Roma.

I Principi dell’Accademia donarono strumenti scientifici al Collegio, conservati nel museo mineralogico-scientifico, fondato dal P.G.Vincenzo Petrini nel 1790 grazie alle raccolte di S. Breislak e alle donazioni imperiali. Il Settecento si chiuse con l’arrivo dei Francesi. Dal 1814 l’Accademia degli Incolti riprese la sua attività, e dal 1823 furono riallacciati i rapporti con l’Arcadia. Nel 1830 le celebrazioni del secondo centenario del Collegio furono allestite in pompa magna il giorno 13 settembre. Salvo eccezioni, però, le opere erano prevalentemente frutto dell’impegno dei singoli e l’Accademia divenne una sorta di associazione parascolastica in cui gli allievi si cimentavano sotto la guida di questo o quel maestro di retorica. I moti del 1848 crearono ulteriore intralcio. Dal 1851, grazie al Padre Taggiasco, l’Accademia pubblicò numerose opere sui temi dell’antichità romana. Le ultime adunanze celebrarono gli anni di Pio IX fino all’invasione piemontese. Il Regno d’Italia impose una regolamentazione scolastica cui il Nazareno dovette uniformarsi. Le classi di retorica, filosofia e umanità furono soppresse.

Le ultime Accademie furono così più un esercizio di recitazione che di composizione. Le Memorie cessarono nel 1880. L’ultimo principe dell’Accademia fu un Luigi Valli di cui si parlò nel 1893. Nel 1898 sul settimanale La Vera Roma si pubblicò un articolo in cui si rimpiangeva il gran bene fatto da queste istituzioni non più di moda… Il 13 marzo 1978 l’Accademia degli Incolti risorge con la sottoscrizione di un atto da parte di ventiquattro tra insegnanti, alunni ed exalunni, in cui si aggiunge all’antico motto “Inculti prosperabuntur” il nuovo “Renovantur, dilatantur, augentur et perficiuntur incepta et fastigia majorum”: la nuova accademia si propone (art.2) ricerche e studi nell’ambito letterario, scientifico e artistico, diffonderne la conoscenza, conservare e incrementare il patrimonio morale, storico e culturale del Collegio Nazareno, collaborare con chiunque si ponga gli stessi scopi. I ventiquattro fondatori (alcuni purtroppo non più tra noi) firmarono nell’ordine: Francesco Silvestri primo Principe, p.Armando Pucci Prefetto, Barbara Pietravalle, Roberto Accivile, Claudio Matarese, Marco De Vincentis Resta, Daniele Pontillo, Silvio Paolo Mariotti, Giuseppe Resta, Riccardo Coltellacci, Roberta Dickmann, Carla Rivolta, Gabriella Cavallaro, Anna Sacchetta Amoroso, Eleonora Coppa Solari, Isabella Borrelli, Alessandra De Col, Nicoletta De Dominicis, Carla Fasciano, Adelfo Luciani, Francesco Crisci, Roberto Avagliano, Bruno Bruni, Ottorino Calcagni. La seconda edizione dell’Accademia si conclude per motivi tecnici nel giugno 1989, dopo aver pubblicato, nei vari anni di attività, 9 quaderni e 4 monografie sui temi trattati dagli accademici e proposte letterarie presentate nei concorsi al Premio Letterario Nazareno. Le attività dell’Accademia si sono affiancate a quelle del Collegio attraverso concerti, conferenze e attività diverse.

Nel 1991 il P.Armando Pucci si auspicava una ripresa di attività ufficiale dell’Accademia, considerandone i residui non conformi agli ideali statutari e ne pubblicava una “Storia e documentazione artistica” il 20 luglio. Alla morte del P.Pucci (novembre 2007) tale operazione non ha ancora avuto successo, e di fatto la vera “ACCADEMIA DEGLI INCOLTI DEL COLLEGIO NAZARENO” non è attiva.

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